Avete presente quelle foto di piazze disseminate di scarpette rosse? È un’installazione chiamata “Zapatos Rojos”, che lo scorso 8 marzo ha invaso piazza Castello a Torino, dopo essere stata presentata a Milano, Lecce e Genova. Ancor prima in Messico, a Ciudad Juárez, dove è nata, in una zona di confine per fermare il femminicidio che divora “le proprie figlie”. Una delle tante manifestazioni che vuole si fermi la violenza contro le donne e che si riaggancia alla giornata mondiale del 25 di novembre, istituita dal 1999.
A stabilire l’anniversario è stata l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ufficializzando la data voluta da un gruppo di femministe durante un convegno a Bogotá nel 1991, in memoria alle tre sorelle Mirabal. Simbolo di ribellione alla dittatura della Repubblica Domenicana di Tuilljo, massacrate, violentate e uccise mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione. Il tutto nascosto sotto un finto incidente stradale.
Un copione, quello sulla violenza, che si ripete da allora e ancora non tende a fermarsi. Fuori dalle mura domestiche, ma soprattutto dentro le proprie abitazioni. Come recitava uno striscione esposto durante la manifestazione simbolo tenutasi a Roma del 2007: “l’assassino non bussa, ha le chiavi casa”. Non dipende dal passaporto, non dipende dalla nazionalità o dall’età, dipende dall’uomo che certo di vivere in una società patriarcale approfitta della propria forza fisica per abusare della propria compagna. Senza remore o vergogna.
Eppure, e per fortuna, ora più che mai, le voci del coro si sono alzate. Le associazioni sono cresciute e c’è chi come nel caso della “Casa delle donne” a Bologna oltre a manifestare (ma continuiamo a farlo!) organizza il Festival La violenza illustrata per dire no a lividi e ferite. In cui donne e intellettuali si riuniscono per spettacoli per celebrare una giornata di importanza mondiale, quest’anno nel suo ventesimo anniversario.
E chi ha un telefono “rosa” a disposizione sempre pronto a dare aiuto, un centro di orientamento per i Diritti delle donne , che siano vittime di violenza sessuale, psicologica, mobbing e stalking. Un’associazione pronta a dire no e aiutare tutte coloro che vogliono tornare a vivere.
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