Dopo mille mila tentennamenti, cambi di idee, sconforto e conti in tasca, sì perché quelli bisogna farseli, ho deciso di affidarmi alle amorevoli cure di un personal trainer.
Che brutta parola personal trainer. Mi ricorda quando a 16 anni avevo approfittato di una promozione in palestra: tre lezioni con il personal al costo di una. Manco fosse un bauletto di Dixan. Lui era un tipello carino, che mi dava da fare degli esercizi che mi annoiavano e mi parlava in continuazione, peggio di un’estetista. Non faceva per me.
Poi ho avuto un fidanzato personal trainer. Essere seguiti è qualcosa di incredibile e condividere la passione con chi vuoi bene è ancora più bello. Con lui i risultati si erano visti eccome.
Ultimamente mi sono ritrovata in una situazione strana. Dopo un anno di allenamenti settimanali da 17 ore in Accademia Kataklò, la prima accademia italiana di Phystical Theatre di cui ho parlato molto qui su Vertige, sono arrivata a Giugno stanca. Avevo imparato tantissimo, cose che non avrei mai creduto. Ho capito come allenarmi e sapevo che il mio corpo poteva reggere quel tipo di allenamento, ma la mia testa non ce la faceva. Era lei che condizionava i miei allenamenti è lei che condiziona tutte le nostre scelte perché nello sport ci vuole testa, fisico e cuore. Mi stava talmente influenzando che ero annoiata e mi allenavo ogni tanto senza entusiasmo.
Non ho mai smesso veramente di allenarmi, ma non ero entusiasta. In più sentivo che fisicamente non ero più forte come prima e mi stavo lasciando andare, trascurandomi e lasciando che la testa prendesse il sopravvento. Le mie sensazioni le ho raccolte in questo articolo I am not a princess, che è uscito non a fatica e con qualche lacrimuccia.
A Gennaio ho pubblicato la scheda di allenamento per glutei d’acciaio #30bumbum che è stata seguita da più di 2.500 persone in tutta Italia. Vedere tante persone entusiaste e pronte a rimettersi in moto ha riacceso in me un piccola fiamma, quella del “sacro fuoco dell’allenamento”.
Ovvero quella cosa che si accende nei momenti più disparati e ti dice “dai dai allenati, dai ora”. Ti è mai capitato? A me non capitava da troppo, anzi spesso per allenarmi mi forzavo.
Bene ora che il fuoco si stava riaccendendo dovevo approfittarne. Così mi sono buttata tra le braccia muscolose di Antonio Saccinto, formatore atletico, functional trainer, lotta greco romana e preparatore atletico in Accademia Katakló. Lo avevo conosciuto proprio in quella occasione e avevo adorato i suoi metodi. Il giusto compromesso tra muoviti subito, non mollare, dai caxxo, supera i tuoi limiti, dacci dentro e ascoltati.
Prima lezione ci siamo conosciuti. O meglio lui ha conosciuto me e i miei obiettivi: diventare una bomba! Sì è proprio questo che gli ho detto quando l’ho chiamato. Vertiger, cosa me ne faccio di un culo sodo se poi appena faccio una corsa per prendere l’autobus, muoio. E cosa me ne faccio di spalle da muratore anni ’50 con canotta, se quando faccio pole dance al secondo giro muoio?
Antonio è stato molto gentile e preparato. Su una lavagna mi ha disegnato e spiegato nel dettaglio cosa avremmo fatto per raggiungere i miei obiettivi. Cronometro alla mano mi ha fatto allenare per vedere a che punto sono.
Mamma che pippa, ho il fiato di una 90enne, per non dire altro. Non ci potevo credere di fare tutta quella fatica, è stato tragico. Appena finita la lezione però camminavo a 2 metri da terra per il senso di leggerezza. So che sarà un percorso lungo e non semplice ma ho un obiettivo ambizioso conquistare forza, potenza e resistenza.
Prima lezione Coach Frank mi ha ucciso dolcemente. Ora attendo con impazienza le prossime.