Riflessioni semiserie di una quarantenne che decide di mettersi a testa in giù.
La mia formazione di insegnante yoga si svolge in un centro rigoroso, estremamente attento agli allineamenti, alla pulizia e alla precisione nell’esecuzione delle asana. Serietà, rigore e idee molto chiare su cosa sia lo yoga e come vada insegnato, tutte caratteristiche che forniscono delle basi molto solide dalle quali partire per andare nel vasto mondo a sperimentare altri stili e altre scuole. Ma alcune scelte e soprattutto alcune esclusioni mi lasciano con il tarlo della curiosità insoddisfatta.
In particolare quella che viene definita la regina delle posizioni: Sirsasana, la posizione sulla testa. Nell’immaginario collettivo è uno dei simboli dello yoga insieme alla posizione del loto, insomma si può davvero rinunciare ad una posizione così? Sarei lo stesso un’insegnante completa senza confrontarmi con the Queen?
Nella testa mi frullano una miriade di pensieri diversi e molto spesso in contrasto tra loro, soprattutto mi sto chiedendo quali siano le reali motivazioni che mi portano a desiderare così intensamente imparare questa posizione e se siano motivazioni profonde o frivole. In questi casi per chiarirsi le idee non c’è niente di meglio che fare un elenco dei pro e contro:
- La voce della ragione mi dice che sirsasana, the queen, non è una asana realmente necessaria e che si possono ottenere gli stessi benefici anche da altre posizioni meno invasive e con meno controindicazioni;
- Si ma è così affascinante, un vero e proprio cult yogico e poi le cose superflue spesso sono le più divertenti, quelle che ci danno più gusto, un po’ come quando ci si compra una borsa nuova che non è proprio che ci serva…
- Hai quarant’anni suonati, il tuo fisico non è abituato a stare a testa in giù e correresti il rischio di cadere, farti male, in nome di cosa? Solo per l’ebbrezza di provare the Queen?
- Bingo! Forse la chiave è proprio questa, l’ebbrezza di entrare in una dimensione completamente nuova, solitamente riservata solo a pochi eletti.
Di solito chi sta con naturalezza a testa in giù? Acrobati, trapezisti, pole dancer, astronauti, sognatori… in una parola tutti quelli che hanno mantenuto vivo il bambino dentro di loro o che lo fanno rivivere rovesciando tutto il loro mondo e buttandosi in una nuova avventura.
Ora mi è tutto chiaro, stare a testa in giù non è solo una questione fisica, ma di mente e di cuore, incontrare the Queen richiede coraggio, una mente aperta, desiderio di cambiamento e il coraggio di privarsi dei punti di riferimento abituali per sostituirli con nuovi.
Il punto non è solo mettersi a testa in giù, è anche un viaggio verso l’ignoto, che attrae e allo stesso tempo fa paura, è il fascino dell’avventura, un po’ come partire per un viaggio on the road armati solo della propria curiosità.
Fa molta paura, dà la vertigine che attorciglia lo stomaco ma ho deciso: I am ready to meet the Queen!
E questo è solo l’inizio del viaggio…
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