Chi dice che la corsa è uno sport economico mente sapendo di mentire.
È vero, non sono richieste quote mensili e, a meno che tu non faccia gare fuori sede, spesso non paghi neppure la benzina per spostarti: il tuo regno sono i tuoi piedi, e tanto più lontana sarà la tua meta e tanti i chilometri da percorrere, tanto più il tuo Runtastic canterà di gioia.
L’abbigliamento?
Tecnico è meglio, ma tutto sommato esistono alternative a buon mercato (e anche qui, occorrerà tornarci su). Solo su una cosa non è possibile risparmiare: le scarpe.
“Ma io ho le Stan Smith, che sono fighissime e comode…”. Non ci provare neppure!
Pensaci: quando si corre, il peso del corpo si sposta, gradualmente ma inesorabilmente, prima su un piede e poi su un altro. Avampiede, pianta del piede, tallone. La caviglia fa avanti e dietro, le ginocchia su e giù. Centinaia, migliaia di volte.
Sapete quanti passi si fanno più o meno in 10 chilometri? Quasi novemila. E non sono i passi di una passeggiata: sono i passi di una corsa. Uno shock enorme per un corpo, soprattutto se non siamo leggerissime (e i criteri di “leggerezza” quando compri le scarpe da running sono peggio di quelli di Vogue. Ne so qualcosa io, meravigliosamente normopeso nella vita quotidiana, “podista pesante” per la Mizuno. Essì).
Cosa bisogna tenere a mente, quindi, quando si comprano le scarpe?
Innanzi tutto, mettetevi l’anima in pace: senza fare pubblicità occulta alle varie marche e non considerando le varie offerte su internet, è davvero difficile trovare una scarpa da corsa che costi meno di 80/90 euro. Soprattutto se è la prima volta che le acquistate, e quindi su internet non è proprio il caso che andiate: dovete provarle, camminarci, saltellare in negozio come allegri coniglietti pasquali. In fondo, state lasciando al negoziante l’equivalente monetario di una seduta di colpi di sole, di un pieno e mezzo di benzina, di una ricca spesa settimanale. Oppure, come me che sono polla e quando spendo per una cosa che ritengo utile una cifra che mi fa male al cuore, devo spendere altrettanto per un vezzo, delle super pump tacco 12 che ho acquistato subito dopo le mie Mizuno Paradox 2 (120 euro perché sono tanto simpatica, nonché iperpronatrice. Sì, parleremo anche di questo. Supinatori, pronatori e neutri. Io ovviamente ho il difetto di falcata più costoso). Insomma, perdete un po’ di tempo con le scarpe ai piedi.
Attenzione: Non tutti i negozi vendono scarpe da corsa: no, no, no e no. Ci proveranno sempre e comunque, vi daranno una scarpa un po’ più ammortizzata, ma voi buttate i riccioli all’indietro come Chiara Ferragni, pensate fortissimo “Capèlli” per entrare nel mood, e dite “No, grazie”. La regola aurea è: scarpe da corsa solo in negozi di sport. Corollario: per un giro di ricognizione, vanno bene anche le grandi catene, dove potrete provare diversi marchi di scarpe; per l’acquisto finale, consiglio sempre negozi più piccoli dove possano dedicarvi la giusta attenzione. Detto questo, ecco a cosa dovrete fare attenzione quanto vi accingerete ad un primo acquisto.
Prima domanda: Queste scarpe pesano?
Allora, il discorso è lungo ed io sono solo una che compra scarpe da corsa da 4 anni, bevo un po’ tutto quello che mi dicono ma ho una buona cognizione di cosa mi farà soffrire dopo tre chilometri: per esempio una scarpa pesante. Attenzione, non ho detto ammortizzata, dico proprio pesante. Qui la prova saltello è necessaria: una scarpa troppo leggera vi farà sentire come se foste scalzi, e di solito non è una cosa buona (il rischio di infortuni cresce); una scarpa troppo pesante non vi permetterà di muovere agevolmente il piede. La sensazione ideale è quella di un piede sostenuto, ma non ingessato.
- Eccezione 1: i velocisti possono preferire scarpe più leggere, ma di solito le usano solo in gara.
- Eccezione 2: Sei un iperpronatore (tipo me). In questo caso, vanno preferite le scarpe più contenitive, anche se all’inizio richiedono che tu ci faccia l’abitudine (per dire, io dopo anni di scarpe neutre ho dovuto aspettare diverse settimane per abituarmi a scarpe più massicce, salvo poi benedire il negoziante che me le ha suggerite).
Seconda domanda: Che tipo di appoggio ho?
Qui andiamo sul tecnico, ma siccome io non sono una tecnica – bensì un’allegra cialtrona che ha imparato a proprie spese due o tre cosette sulle conseguenze della cialtroneria mai consigliata – vi posso cominciare a dire che esistono tre tipologie di appoggio del piede: neutro, iperpronatorio e supinatorio.
Per farla semplicissima, sappiate che tutti noi, quando corriamo, tendiamo ad atterrare con l’esterno del piede e a piegarci in fase di spinta spingendo sull’interno del piede. Ovviamente non stiamo lì ad oscillare sulle estremità come ballerine di Oba Oba per un tempo indeterminato: è tutto molto rapido e naturale, MA come sappiamo Madre Natura ama giocare la carta dell’imprevisto, soprattutto per quelle piccole cose che ti farebbero dire “Ma dai!” e invece c’è l’intoppo. Chi esagera con la spinta verso l’interno è iperpronatorio (presente!), chi rulla verso l’esterno è supinatore. In entrambi i casi, il corpo tende a riarmonizzarsi come spesso fa nei casi limite di cui sopra: ossia, a membro di segugio. Le ginocchia spingono all’interno, le caviglie oscillano, il baricentro si sposta. Insomma, vi fate male.
E qui casca l’asino: come faccio a capire qual è il mio appoggio?
Quelli bravi lo notano da come la scarpa si consuma: più verso l’interno per gli iperpronatori, più verso l’esterno per i supinatori. Siccome noi non siamo bravi, e soprattutto avere un certo tipo di appoggio non equivale a dover comprare necessariamente una scarpa specifica (dettaglio importante, perché da questo deriveranno fluttuazioni nel prezzo nell’ordine delle decine di euro) possiamo chiedere aiuto ai rivenditori. In molte catene sportive, o nei negozi più forniti, spesso puoi fare anche il Test dell’Appoggio del Piede.
Qui, con rilievi computerizzati e alcune domande (“Che ritmo hai al minuto?” “Quasi sei” “Ah – sottinteso: quindi sei moribonda”, “Quanto pesi?” “Sessanta chili” “Oh – brutta vacca – quindi ci vuole una scarpa super ammortizzata” “Sì, così il cosplay di quella racchia di tua mamma mi viene meglio”) sapranno consigliarvi al meglio.
E comunque, nessuno sa spiegarvi bene queste cose come il dott. Albanesi.
Terza domanda: quanto sono vecchie le mie scarpe da corsa?
Quelle che già hai, se ne hai un paio, e quelle che stai per comprare. Le scarpe da corsa, in linea teorica, dovrebbero essere mandate in pensione dopo circa 800 chilometri (che sembrano tanti, ma per chi si allena abitualmente si raggiungono in pochi mesi). Buona prassi sarebbe sostituire le scarpe almeno ogni sei mesi, per una semplice ragione: la gomma delle tue scarpe si indurisce e tende a creparsi, esattamente come gli pneumatici. Fatte le dovute proporzioni, quindi, il ciclo di vita di una scarpa fatta per macinare chilometri non è molto lungo.
Stesso discorso vale per le scarpe del negozio: non è detto che ti vendano sempre un modello fresco di fabbrica. Questo si traduce spesso in un risparmio (gli ultimi modelli sono sempre più costosi), ma capita spesso che un negoziante più “distratto” ti faccia uno sconto davvero modesto su una scarpa che ha in deposito da diversi mesi: anche in questo caso le suole diventano più dure, penalizzando notevolmente la falcata. Vuoi essere sicura che il tuo nuovo acquisto non sia troppo vintage? Guarda l’etichetta interna della scarpa (è posta dietro la linguetta): troverai il mese e l’anno espressi in cifre. Una scarpa più vecchia di sei mesi, anche in questo caso, potrebbe non valere il prezzo che ti propongono. Insomma, attenzione!
Riassumendo? Prenditi il tuo tempo per scegliere le scarpe da corsa. Provale, studiale per bene. Probabilmente non saranno belle – diciamolo, le scarpe da running solitamente sono parecchio bruttine – ma ti renderai conto che, chilometro dopo chilometro, ti innamorerai di loro.
Per approfondire, ti consiglio di leggere questo articolo di My-Personal Trainer.
Ps: In lovely memory of my scarpe della Mizuno che mi hanno lasciato a piedi dopo mesi di onorato servizio.
Pps: In non proprio lovely memory of negoziante che mi ha venduto ad una cifra inaudita un paio di scarpe di UN ANNO E MEZZO FA. Volevo dirtelo, tua moglie ti tradisce con salumiere tuo dirimpettaio.