Rigore post sovietico e filosofia orientale in un mix esplosivo.. anzi capovolto!
Quando mi metto in testa una cosa è impresa ardua e direi inutile cercare di farmela dimenticare e questa faccenda del mettermi a testa in giù ormai è diventato un po’ parte di me!
E così quando leggo del workshop di Lalita Sundari , che promette di svelare tutti i segreti di inversioni ed handstand, oltre a far vincere definitivamente la paura, non so resistere.
In un caldissimo sabato di luglio ecco arrivare Lalita alla sede di Vinyasa Krama a Milano, con il suo sorriso enigmatico e i movimenti dosati e controllati, come se avesse eliminato ogni sbavatura, ogni minima imperfezione per arrivare all’essenza. Profuma di mondo post sovietico, in bilico tra rigore e desiderio di divertirsi: serissima e professionale con delle aperture improvvise e inaspettate in battute e risate intrise di coinvolgente entusiasmo infantile.
Ci conduce alla scoperta dei segreti del “core”, l’insieme dei muscoli centrali del nostro corpo, che comprende addominali e dorsali, e che è indispensabile rendere tonico e reattivo per poterci sollevare negli handstand o headstand. La spiegazione prosegue e Lalita parla di tutte le parti anatomiche coinvolte attivamente e che pertanto vanno adeguatamente preparate: mani, polsi e spalle.
E poi si comincia a sperimentare: tutti al muro e a testa in giù, non importa se sali in modo poco elegante (e per me è così) oppure quanto tempo resisti, l’importante è provare, giocare e ingannare la paura. Si prova tutte insieme, ci si aiuta, si lavora molto in gruppo, fidandosi e affidandosi alle proprie compagne, ed è subito team compatto e solidale.
Lalita imperscrutabile ci assiste e ci incoraggia, è strana la sua empatia, quasi non te la aspetti e invece c’è, si capisce che ci tiene veramente. Quando si solleva in un handstand è come una piuma, silenziosa e inafferrabile, ma la sua leggerezza sarà anche contagiosa? Speriamo!
La sua filosofia e le sue osservazioni sono originali e ti colpiscono per non abbandonarti più. Su Sirsasana (verticale sulla testa) ci parla della regola della carta di credito… concetto che sembra stranamente in contrasto con i Veda e con tutta la tradizione indiana, che sicuramente non avevano niente a che fare con American Express e Visa! Sono curiosa di capire di cosa si tratta, ed ecco la spiegazione: dato che negli headstand il peso deve gravare solo sugli avambracci per evitare problemi al collo, esiste un modo per verificare che questo stia avvenendo correttemente: se sotto la testa si riesce a far passare una carta di credito significa che la posizione è giusta. Beh direi che non fa una piega, la concretezza delle donne russe è impagabile e un’immagine così non te la scordi più, brava Lalita!
Un’altra chicca imperdibile della nostra flessibilissima insegnante riguarda i tre mondi, cielo, terra e inferi, e il pensiero che quando ci mettiamo a testa in giù attingiamo energia anche dall’underground demoniaco e che quindi tutta la carica che abbiamo, dopo aver praticato le posizioni capovolte, beneficia anche di qualche diavoletto che ci ha messo la coda. Affascinante e dissacrante, mi sembra una teoria da sposare senza esitazioni e mi rafforza ancora di più nella mia convinzione che stare a testa in giù ci apra le porte di nuovi mondi…
Trasgressiva e giocosa, mentre ci racconta seria le sue teorie, percepiamo il suo sorriso in agguato. Viene davvero voglia di sapere qualcosa di più di lei e quindi decido di farle alcune domande:
Sundari non sembra un cognome russo ma piuttosto finlandese…
In realtà è un cognome sanscrito, si tratta di un’antica lingua indoeuropea, Lalita invece è un nome di donna che affonda le sue radici nell’epica indiana e mi è stato dato quando ero bambina.
Il tuo destino era già nel nome. Come e quando hai iniziato a praticare yoga?
Ho cominciato molto presto, ero ancora alle elementari, la mia famiglia era legata all’India e alle sue tradizioni. Io praticavo yoga, così come oggi a scuola si seguono corsi di canto o di cucito, era una sorta di materia facoltativa. E da allora non ho più smesso…
Com’è la tua giornata? Quanto tempo trascorri a testa in giù?
Io lavoro molto insegnando yoga e stare a testa in giù è più che altro un divertimento, però ci sto almeno mezz’ora al giorno!
Qual’è la tua Asana preferita?
Non saprei dire, non credo di avere una vera preferenza, mi piace lo yoga nella sua totalità. Amo soprattutto le transizioni da un’asana all’altra. Le stesse posizioni praticate in vari momenti della giornata vengono percepite diversamente. Mi dispiacerebbe perdermi qualcosa e per questo cerco di vedere la bellezza e l’armonia in ogni posizione. Yoga significa unione, unione con la natura e con il suo creatore. Perciò c’è una particella di amore in ogni asana.
Come hai iniziato ad appassionarti agli handstand/verticali?
È più che altro qualcosa di fisiologico, semplicemente io riesco a eseguire queste posizioni in modo molto naturale e confortevole, sento che sono quello che mi riesce meglio. È difficile dire quando ho iniziato ma questa sensazione l’ho sempre avuta. Mi sono sempre sentita più a mio agio a testa in giù.
Consigli per i principianti
Ai principianti consiglio di cercare nello yoga armonia e felicità. Ognuno deve trovare il proprio cammino e non sottostare a regole severe ma esplorare. Ogni persona ha la propria sezione aurea, come i grandi pittori, scultori o architetti. Semplicemente loro hanno cercato l’armonia e la felicità e le hanno donate alla gente. E in questo modo hanno portato giovamento a tutto il mondo e oggi tutti ammirano il genio italiano.
Progetti per il futuro?
Cerco sempre di vivere il momento, di stare nel presente e mi piace molto viaggiare e scoprire cose nuove. Da noi in Russia c’è un proverbio che dice “fai quello che devi e sarà quel che sarà”. Questo è il principio che seguo quando guardo al futuro.
Fatalismo, rigore, filosofia e un pizzico di folclore, il tutto in salsa post sovietica e con lo yoga che fa da sottofondo: io sono pazza di lei!
Grazie Lalita per aver condiviso con noi il tuo yoga e il tuo pensiero.
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