Per la prima volta narro di un gruppo di persone e non solo di me stessa, per la prima volta affronto un racconto che tocca luoghi e persone a cui sono legata da fili invisibili che attraversano l’anima. La voglia di comunicare le forti sensazioni che ho provato è difficile da gestire. Proverò a dar loro voce, proverò a farle fluire in una storia: la storia di uno strano, coinvolgente e un po’ magico weekend, in cui sono partita con l’idea di fare fatica, e sono tornata con la certezza di aver vissuto una grande emozione.
La corsa non è sempre una cosa seria. E poi, chi l’ha detto che chi fa le cose seriamente alla fine non si diverte?
Partenza sabato mattina del 24 febbraio, destinazione Kitzbuhel, ridente e spettacolare località austriaca, per disputare una gara di chilometro verticale su neve, la Streif Vertical Up, 900mt di dislivello in 4 km di salita incessante.
Un camper, cinque reduci dalla precedente gara Tulot Vertical Up (di cui racconto in questo articolo) due accompagnatori e una compagna di viaggio insolita… una mucca!!
Sereni… è ovviamente finta. Ma le dimensioni ricordano in tutto e per tutto una vera mucca razza Rendena.
Obiettivo: farla arrivare in cima alla gara della Streif Vertical Up con noi.
La gara più difficile, ma anche la più divertente
La gara di Kitzbuhel è molto particolare per la sua atmosfera goliardica, infatti, pur avendo sul tracciato i muri più impegnativi di tutte le 6 tappe del tour (pendenza fino all’85%), la maggior parte dei partecipanti corre mascherata, a squadre o in singolo, perchè grande attenzione è riservata alla classifica per il miglior costume, il Best Dress appunto, che ha quasi più importanza della solita classifica per il miglior tempo.
Anche i più grandi atleti, quelli austeri e impeccabili che vedi correre in abbigliamento tecnico e ti chiedi se in fondo non siano dei supereroi da tanto vanno veloci, amano questa gara perchè sanno che possono perdere un po’ della loro serietà e correre in maschera. Il vincitore, quest’anno, era un cinghiale. Peloso.
Si crea così per le strade della cittadina un grande interesse per il via vai di animali, minions, pirati e piratesse, musicanti stonati e personaggi ai limiti della fantascienza, che si avviano alla partenza discorrendo animatamente in italiano, inglese, tedesco e chi più ne ha più ne metta.
Ma perché mai noi avevamo una mucca?
La mucca razza Rendena è il simbolo della nostra valle, dove si trova Pinzolo e sede della prima gara di vertical su neve che abbiamo affrontato.
In realtà, anche se con il cuore sento mio questo posto, io rimango forestiera, e l’unica cosa che posso fare per dar voce anche a quella parte di anima, è parlarne come se per un giorno non contasse da dove arrivo, ma semplicemente dove vado ogni volta che voglio sentirmi a casa. Ed ecco perchè questo progetto mi ha appassionato dal primo momento, portare la nostra valle in Austria, per vincere il Best Dress.
Ed ecco che cambia la prospettiva.
Cambia perchè quello che cerchi non è più solo il tempo migliore, ma ti godi ogni sguardo curioso e ammirato, ogni richiesta “possiamo fare una foto con la mucca?”, ogni commento divertito e ogni domanda di chi passa, che con un sorriso ti fa i complimenti per quello che hai creato.
Cambia perchè vuoi arrivare in cima ovviamente, ma vuoi che ci arrivino anche gli altri della squadra, perchè ogni muro ascolti il suono del campanaccio per essere sicura di non averli persi, che non siano troppo avanti, e li cerchi con lo sguardo, e vederli ti dà la carica per non mollare, e arrivare in cima con la stessa voglia e la stessa grinta di sempre, ma con la gioia di abbracciarsi al traguardo per avercela fatta.
E infine fu il podio. Ma non un posto qualsiasi, il primo. Il primo gradino del podio, per la nostra squadra, la nostra mucca e la mia valle dell’anima. I sorrisi nelle foto dicono tutto.
Le risate, il divertimento di questi due giorni e l’orgoglio di aver lasciato un ricordo a Kitzbuhel: mi porterò tutto questo nel cuore, fino alla prossima gara.
Correre, e fare sport in generale, non è sempre e solo allenamento, fatica e prestazioni. Ci sono anche momenti in cui la goliardia e lo spirito di squadra rendono invisibile la stanchezza e ti insegnano a ragionare da un’altra prospettiva. Ed è importante regalarsi questi momenti, per ricordarci che abbiamo bisogno anche di leggerezza e sorrisi, per continuare ad amare la fatica.
Ho imparato a conoscere questi ragazzi, e li ho definiti atleti per come intendo io questa parola, ovvero persone normali che compiono imprese incredibili.
Grazie Debora, Andrea, Guido e Maurizio.
Grazie Milena e Thomas.
E un ultimo grazie alla vittoriosa mucca.