La mia terza Spartan Race è stata la più incredibile di tutte: per la prima volta, me la sono veramente goduta e ho imparato tanto.
Tutto è iniziato due anni fa. Mio fratello voleva fare una corsa ad ostacoli ed ho abbracciato la pazza idea di partecipare con lui. Prima ero tranquilla sul divano, un secondo dopo eravamo entrambi iscritti alla Spartan Race categoria Sprint: 5 chilometri di corsa e 20 ostacoli da superare. E in questo articolo avevo raccontato come è andata.
Alla mia prima esperienza, il primo anno, mi sono avvicinata alla Spartan in modo del tutto goliardico: non avevo davvero voglia di fare una “gara”, volevo soltanto divertirmi con i miei amici senza grosse ambizioni o ansie di prestazione. Ero assolutamente esaltata, questo sì, ma consideravo chi quasi un “montato” chi si prendeva troppo sul serio…
Quel che è accaduto è molto diverso: dopo la prima gara ne ho voluto fare subito un’altra.
Quest’anno, manco a dirlo, è andato tutto allo stesso modo: ho affrontato la Spartan di Milano come si affronta una garetta di metà anno, adatta a divertirmi e stare in compagnia. Appena conclusa, però, dentro di me è scattato qualcosa. Volevo di più, volevo sapere quanto ci avrei messo a farla seriamente, prendendola come una gara vera e propria. Mi stavo montando la testa anche io? Forse! Dentro di me, però, sapevo che questa gara sarebbe stata occasione ad avere uno stimolo in più per allenarmi.
Ti svelo un mio segreto in più: io non corro, non mi piace e non mi alleno per correre. Facendo pole dance sono più allenata sulla forza e infatti gli ostacoli, nella Spartan, sono la parte che preferisco.
Così, dopo qualche tempo, ci siamo ritrovati io e mio fratello alla Reebok Spartan Race a Misano, con un solo accordo: partiamo insieme, ma poi ognuno per sé, e facciamo sul serio.
E così è stato: dopo il primo ostacolo, correvo da sola.
Come ho già detto io a correre faccio una fatica tremenda, immaginatemi quindi dopo aver rotolato sotto il filo spinato, con i vestitini Reebok pieni di fango, le scarpe che pesano 12 chili in più (anzi a me sembravano 90!)…pensate a quanto poco lucida potevo essere con davanti tanti chilometri da correre.
Ho ripreso con fatica, correvo e camminavo, cercavo di focalizzarmi sulla corsa e pensavo: concentrati sul respiro e vai. Ma non funzionava. Tra l’altro, il buonissimo risotto ai frutti di mare del pranzo tornava su in continuazione, anche se erano passate più di 4 ore. Dopo questa esperienza mio fratello ha deciso di ribattezzarmi: un arancino che corre.
Poi, d’un tratto, arriva il primo ostacolo, mi prende l’ansia e mi dico: non ce la farai. Infatti non lo faccio, lo sbaglio alla grande, lo stesso ostacolo che a Milano avevo fatto senza problemi. Successivamente mi sono sparata i miei burpees, per quelli mi ero allenata e infatti non muoio ai primi due, ricomincio ad essere felice ma subito dopo la mia testa inizia a frullare, ho paura degli ostacoli, non riesco a correre, faccio schifo.
Arriva il primo il muro di 3 metri e con il supporto morale dei ragazzi all’ostacolo… lo passo! Questo mi da la forza per continuare.
La mia mente, però, era completamente diversa rispetto a Milano: avevo paura della competizione! Il fatto che stessi gareggiando con me stessa ha reso la gara più difficile, gli ostacoli che avevo già fatto a Milano mi sembravano più difficili e per la prima volta avevo paura di sbagliare.
Il mio risultato
Alla fine ci ho messo 1:19:09, anche se dentro di me pensavo ci avrei messo 1:30 e oltre. Tutto sommato il risultato non è male soprattutto pensando a quanto poco mi sono allenata. Giusto per farti capire di cosa stiamo parlando ti riepilogo qui sotto le classifiche generali.
CATEGORIA FEMMINILE GENERALE
- 00:53:15 (18-24 anni)
- 00:54:32 (25-32 anni)
- 00:56:03 (25-32 anni)
Mi sono classificata 134esima su 637 donne
CATEGORIA FEMMINILE anni 33-39
- 1:00:31
- 1:02:14
- 1:03:55
Mi sono classificata 31esima su 160 donne
CATEGORIA FEMMINILE ELITE (ovvero le super pro)
- 44:57 (25-32)
- 56:00 (40-49)
- 56:14 (18-24)
Sarei arrivata 11esima su 18 donne
La mente non mi ha supportata
Oltre al risotto che galleggiava, la mente non mi ha supportata per niente. Se penso a quante volte nella vita ho detto non ce la farò, o non sono in grado, o farò schifo, e invece se ci avessi creduto un po’ di più avrei potuto raggiungere i risultati che mi ero prefissata. Invece no, quando c’è una competizione, io non lotto, mi lascio andare e non mi faccio il culo. Non è paura della fatica, e credo che non sia neanche paura di perdere, forse è la paura di vincere a terrorizzarmi o di arrivare terza, non lo so proprio.
Lo sport mi ha insegnato un’altra importante lezione per la vita di tutti i giorni. e ovvero che per ottenere risultati:
- Devi crederci veramente, altrimenti fai altro
- Per arrivare in cima devi faticare, e tanto, senza abbatterti mai, cadendo e rialzandoti, focalizzando il tuo obiettivo e facendo di tutto per arrivarci.
- La competizione esiste, nello sport e nella vita. Vogliamo chiamarla competizione sana? Ok chiamiamola così, ma quando nel lavoro vedi altre fare cose che avresti voluto fare tu, non ti girano le palle? Bene allora bisogna darsi da fare.
- Meglio non mangiare il risotto ai frutti di mare prima di una gara.
Queste sono le cose che ho imparato dalla Spartan e ora sono pronta per la prossima, il 28 Aprile a Orte.
Riuscirò a fare scendere il tempo?