La conquista della mia Chimera, le scarpette di Scarpa.
Era il mio obbiettivo da maggio 2017, quando con Valentina siamo andate al Melloblocco, di cui racconto in questo articolo. In quell’occasione ero arrivata in tarda mattinata e non avendo trovato il mio numero, avevo provato le Vapor, sempre di Scarpa, il brand italiano numero uno dell’arrampicata.
Scegliere le scarpette da arrampicata è un po’ come scegliere le scarpe da running, di cui ho già parlato settimana scorsa, con la differenza che qui le linee guida contano ben poco. In questo caso è tutto cuore, e la scarpetta ti chiama già quando la vedi nella newsletter delle ultime novità in merito. Vedi la forma, il colore, leggi le specifiche e pensi: è lei. Poi a volte capita che la provi e il risultato non è come ti immaginavi, e a quel punto tocca scendere a più miti consigli e trovarne una che si adatti al tuo piede, altre volte invece il colpo di fulmine funziona e ti rendi conto che quella scarpetta valeva proprio la pena provarla.
Perché proprio le Chimera?
Ecco, a me le Chimera erano rimaste in testa dalla lettura della newsletter, ero incuriosita dalla forma particolare e dalle caratteristiche della suola, e quando ho avuto l’occasione di rincontrare Valdo Chilese, uno dei top dell’arrampicata, al “Scarpa Demo Tour 2018” ne ho approfittato per testarle e farmi spiegare da lui le caratteristiche di queste scarpette per me fuori dall’ordinario.
Solo due modelli su 15 infatti presentano una suola simile.
Le provo, e la sensazione è ottima.
Dopo essermi sfogata a sufficienza sulle pareti della palestra di arrampicata Boulder & co. sono tornata da Valdo, per scambiare due chiacchiere sulle caratteristiche di questo modello, e gli ho spiegato in gergo assolutamente tecnico: “queste scarpette sono uno spettacolo, hanno la suola prensile!”.
Segue ovviamente sua risata.
Come sono fatte quindi le scarpette Chimera?
La suola “prensile” altro non è che un particolare modo di sagomare la parte dell’intersuola, che corrisponde alla parte anteriore del piede, in modo da creare una piccola depressione all’altezza delle dita, che dà appunto la sensazione di “aggrapparsi” con i piedi alla presa. Sensazione rafforzata dal profilo della scarpa curvo verso il basso e un’asimmetria accentuata verso l’interno del piede.
Sicuramente queste caratteristiche prediligono la funzionalità tecnica alla comodità, ma sono utilizzabilissime anche per periodi prolungati, e offrono un’ottima sensibilità sulle prese. Io le ho tenute per quasi 3 ore consecutive togliendole solo il tempo di un veloce spuntino, senza particolari dolori o fastidio.
Ho scalato veramente bene e con soddisfazione, e ovviamente questo non è solo merito delle scarpette ma anche del mio essere Vertiger inside.