Settimana scorsa mi ha contattato il boss (alias Valentina, pole dancer, supergirl e fondatrice di questo blog, denominata da noi Vertiger, affettuosamente, “il boss”), dicendomi: Lau, mi ha chiesto mio fratello un consiglio per la scelta delle scarpe da running, ho indicato te come referente, hai mai pensato di scrivere un articolo per aiutare in questa scelta chi si avvicina alla corsa?
No, in effetti non ci avevo mai pensato, ma nelle ultime tre settimane ne ho parlato con più di una persona, per cui ho pensato di definire un paio di linee guida e raccontare la mia esperienza.
La scelta
La scelta delle scarpe da running è personale, differente a seconda dell’attività che si pratica, dei chilometri settimanali, del peso e della corporatura della persona, della postura di corsa, e soprattutto della sensazione che si prova infilando il piede in quella determinata scarpa.
Le domande base da porsi sono tre:
La prima, e più importante: con che postura corro?
Per saperlo è sufficiente guardare dove le scarpe di uso quotidiano sono maggiormente consumate: se all’esterno, è la postura di un “supinatore”, se all’interno, di un “pronatore”. Esistono scarpe specifiche per ogni postura, indicata sulla descrizione tecnica della scarpa.
La seconda: quante volte mi alleno a settimana, dove e per quanti chilometri?
Per allenamenti lunghi una buona scarpa ammortizzata è sempre consigliabile, soprattutto per salvaguardare le articolazioni. Se si corre in montagna è bene aggiungere anche una suola con sufficiente grip. Per allenamenti brevi, ripetute e scatti meglio invece una scarpa più leggera e reattiva.
La terza e ultima domanda è la più importante: come mi ci sento, dentro a queste scarpe?
Le scarpe sono le migliori amiche di un runner. Bisogna provarle, testarle, starci dentro, saltellare su un piede, mettersi anche a testa in giù se necessario, ma quelle scarpe ci accompagneranno nei momenti più duri e faticosi, in gara magari, dove un minimo accenno di dolore o disagio potrebbe vanificare un allenamento di mesi.
La mia esperienza
Ognuno ha la sua marca preferita a seconda del terreno su cui corre, che si adatta al proprio piede come nient’altro. Io ho iniziato 3 anni fa le mie prime corsette al parco davanti a casa con un paio di Brooks Glycerin rosa acceso, che si adattavano perfettamente al mio piede. Sono delle scarpe ben ammortizzate, neutre (per supinatori), e soprattutto comode per il running cittadino. Ho provato altre scarpe in questi anni, ma son sempre tornata alle Glycerin.
Finchè quest’anno ho provato le Levitate, nuovo modello Brooks.
Beh, è stato amore a prima vista. Innanzi tutto hanno la suola argentata, e solo per questo le metterei anche per le uscite serali, a cui aggiungono una reattività di corsa e una leggerezza invidiabile. Sempre neutre, e quindi adatte alla mia postura di supinatrice, ma con una tecnologia nuova che oltre alla buona ammortizzazione che avevo già testato sulle Glycerin aggiungono una particolare flessibilità della suola, che è a forma di punta di freccia, facilitando il movimento classico “tallone-avampiede”.
Il tassello che mancava per i miei allenamenti cittadini, mi hanno accompagnato fino alla sfida con la Milano Marathon, di cui racconterò a breve!
Diverso il discorso per il trail running (allenamento in montagna) che ho iniziato solo da qualche mese. In questo caso utilizzo scarpe con una suola resistente ed adatta a sassi e sterrati, con un buon grip e resistenza ad acqua, fango, neve e condizioni climatiche più estreme. Sono scarpe con un peso maggiore e caratteristiche tecniche differenti, che affronterò magari in uno dei prossimi articoli.