No? Nemmeno io! Infatti ho camminato!
Per raggiungere un obbiettivo pazzesco occorre una certa dose di follia, e una serie di eventi che si verifichino in una particolare sequenza temporale ed emotiva.
- È successo di iniziare a scrivere su Vertige delle mie passioni, e trovare così la forza per parlare di me stessa, e.. “sollevare il velo e raccontarvi veramente non l’immagine vincente che la gente prova a vendere di sé (cit. J.Ax)”…
- È successo che qualcuno, pochi o tanti, abbia letto di queste passioni, e abbia seguito, raccontato o condiviso le proprie, e mi abbia dato così la forza e l’entusiasmo per continuare a scrivere e a condividere le mie esperienze.
- È successo di essere stata contattata da un brand prestigioso come Dynafit per partecipare ad un progetto che ad ottobre scorso mi ha catapultata da neofita nel mondo dello Skyrunning e delle Vertical Race (gare di 3 o 4km per minimo 1000mt di dislivello, quindi corse su tragitti quasi verticali).
- È successo poi di aver fatto un disastro alla mia prima gara nel VK World Circuit (Circuito di Vertical Race di coppa del mondo), la Limone Extreme, ma di venire folgorata da questo sport e volerci provare seriamente.
- È successo di aver incontrato una persona che abbia accettato di aiutarmi in questo folle sogno.
- È successo di aver avuto la testardaggine e la follia di partecipare ad un paio di gare invernali che mi hanno preparato a tutto questo, nonostante le ansie, i dubbi e le difficoltà che succedono, credo, a tutti noi.
È successo infine di avere l’occasione di testare le nuove Dynafit Ultra Pro, e che io le abbia trovate talmente comode (anche più delle Alpine Pro, la pianta larga è perfetta per la forma del mio piede “a paperella”) da correrci un sacco di chilometri e di metri di dislivello.
E allora? Allora la voglia di riprovarci è stata troppo forte.
Così ho affrontato nuovamente il VK World Circuit, che mi aveva battezzato a Limone sul Garda con una bella batosta, calpestando i sentieri della Trentapassi Skyrace and Vertical.
La Trenta Passi Vertical Race è una gara mooolto particolare.
Rispetto alla Limone Extreme Vertical, per l’appunto la mia prima gara affrontata con fatica, (tappa del circuito di coppa del mondo di vertical race, di cui racconto in questo articolo), la Trenta Passi Vertical Race è più complessa, e la racconterò tramite le mie emozioni.
Innanzi tutto parte con 2km di corsa su strada a velocità prestabilita… e purtroppo prestabilita secondo ritmi non miei, per cui la cosiddetta corsa lenta controllata corrisponde alla mia corsa velocissssssima.
Quante volte ho imprecato correndo al parco dietro casa facendo allenamenti che mi pesavano sulle gambe e sul fiato, e tutte le volte segnavano un fallimento, perché non stavo dentro i tempi, perché avevo dolori al torace, perché pensavo “non ce la farò mai”. Quando prima della gara ho realizzato i 2km di corsa e il tipo di salita che mi aspettavano ho avuto paura. Paura di stare male come alla prima gara di Limone, di avere dolori alle gambe e al torace, di sentirmi mancare il fiato. Tanta paura da dire alle mie amiche che erano lì con me: io non parto!
E invece, grazie anche al loro sostegno, son partita. E quei km li ho fatti, e bene. E in quel momento ho ringraziato mentalmente il mio coach con tutto il cuore, per tutti quegli schifosissimi allenamenti che tanto ho odiato, ma che mi hanno letteralmente salvato il didietro.
E come è andata alla fine?
E invece, muro dopo muro, sasso dopo sasso, ne passo uno, poi due e tre, poi sei. Quando ho dovuto, mio malgrado, salutare la scopa, un ragazzo simpatico, mi è sembrato irreale, oddio ma veramente? Ebbene si, Laura, guarda avanti e sorridi, che sei solo all’inizio del viaggio!
Ma la roccia mi ha aiutato, la mia passione e il mio cuore mi hanno portato su, ho liberato la mente dai pensieri, sgombrato il cervello, e non mi sono fermata fino al traguardo, su cima Trentapassi.