Che poi lo sapevo quanto era difficile questa gara. La guardavo con rispetto e timore fin dalla prima tappa del circuito de La Sportiva Mountain Running Cup, 6 gare di skyrunning su e giù per le cime, le creste, le salite verticali e le discese a perdifiato. Sapevo che dovevo arrivare al 2 settembre preparata.
La preparazione delle ultime gare
Mi sono allenata molto per le ultime due gare che ho fatto a fine agosto, la s. Fermo Trail e la Rosetta International Skyrace.
Per due mesi mi sono svegliata alle 5.30 del mattino per poter correre prima di andare al lavoro. Ho alzato il ritmo, ho mangiato bene, mi sono riposata il giusto.
Ho corso, tanto. In piano, in discesa, ma ancora non in salita. Ancora non riesco. E questo purtroppo ha decretato il mio fuori tempo limite.
Son riuscita ad arrivare preparata alla penultima gara, andata benissimo, ma non abbastanza per questo gran finale.
La “mia” Rosetta International Skyrace
Poco dopo la metà, al cancello orario, che non è un cancello vero e proprio, ma chiamarlo così aiuta a rendere l’immagine del “sei in gara” o “sei fuori gara” , mi hanno detto che ci avevo messo troppo a fare quell’impossibile salita verticale, dopo 8km che si sarebbero dovuti correre e io ci riuscivo solo a tratti. Eppure a me sembrava di averci messo il minimo, che meno di così non riuscivo nemmeno più a prendere fiato.
Tempo fa mi sarei disperata, avrei mollato imprecando non appena saputo di essere fuori. Questa volta invece ho dato il massimo prima e ho chiesto di poterla finire lo stesso. Giovanni (personale di gara che chiudeva il gruppo), meraviglioso e che non ringrazierò mai abbastanza, ha accettato di accompagnarmi.. “faccio un po’ di allenamento”… Ma io lo so che l’ha fatto perché voleva aiutarmi a cancellare la tristezza dallo sguardo e dall’anima. Ho tolto il numero per correttezza, non ho potuto fare la seconda cima per mancanza di tempo ma ho corso senza mollare di un metro tutta la discesa della gara. Sono arrivata al traguardo con 18km fatti, con orgoglio e con dignità. E sono fiera di quel che sono diventata.
Io finisher di circuito.
Sono subito andata a ritirare il pacco gara. Lì vicino ci sono i pacchi per i finisher del circuito, ovvero quei concorrenti che hanno concluso nei tempi almeno 3 gare. “Laura ti stavamo aspettando!” “ragazzi niente, non è andata, troppo dura ancora per me…” “beh per noi sei finisher lo stesso, con tutto quel che hai fatto!” Ed ecco che a volte viene premiato anche l’impegno, la costanza, la determinazione a non mollare. Grazie. Mille volte grazie. Mi avete emozionato.
Perché, nonostante noi persone mature e razionali sappiamo che le gare son solo una sfida con noi stessi, che si corre per divertirsi, e che non dobbiamo ricercare l’approvazione altrui né la conferma nel risultato, a volte si ha bisogno di una semplice pacca sulla spalla, di una parola d’incoraggiamento, di un sorriso che ti dica “va bene così, stai andando alla grande, continua a lavorarci”.
Quella che a tanti è sembrata solo una frase, per me è stato il coronamento di tanti mesi di impegno e di fatica.
E ora ho una felpa, azzurra, del colore del cielo, come la corsa che piace a me, con su scritto Finisher in stampatello.
E quando sono triste, o ho una giornata no, vado a prenderla e leggo quella parola, per ricordarmi che nella vita la cosa importante è seguire le proprie passioni e costruire i propri sogni un mattone alla volta, e con pazienza si possono raggiungere traguardi mai nemmeno immaginati fino a qualche tempo prima.
Credit Foto: Ferrarifoto