C’è chi la corsa ce l’ha nel dna. Chi ci nasce, correndo. E poi ci cresce, correndo, e la corsa fa parte della sua esistenza così come le patatine e la maionese fanno parte della mia.
Cos’è la corsa per me
Ecco, io no. Io la corsa l’ho odiata fino ai 34 anni, quando inaspettatamente iniziare a correre mi ha letteralmente salvata dal baratro in cui stavo cadendo per cause personali.
Mi ricordo gli allenamenti di atletica alle medie, dove nei classici 1000 metri facevo di tutto per ritirarmi, e arrivavo alla fine con dolori ovunque. Con gli anni la situazione non è cambiata, ho sempre fatto sport “esplosivi” e mai di resistenza, fino a che mi sono accorta che la corsa era l’unico sport capace di togliermi l’ansia e lo stress di dosso: e ho deciso di dedicarmici. Ma di anni ne avevo 37 ormai, e la fatica che faccio si vede tutta.
Mi importa relativamente, il benessere e la serenità che ne ricavo sono tali da farmi sorvolare sulla mancanza di soddisfazioni sportive, sulle prestazioni non proprio esaltanti, su un percorso che soddisfa me stessa ma è fuori da ogni possibile confronto con chichessia.
Uno dei tratti caratteristici del mio carattere è la testardaggine. Insisto sempre sulle cose che non mi riescono, amo la sfida, amo cambiare il significato della parola impossibile, amo far dire alle persone “non avrei mai pensato che ci saresti riuscita”.
Un allenamento serio e costante porta alla svolta
In questa stagione, ad un certo punto della mia favolistica vita, ho cambiato ritmo di corsa. L’ho aumentato. Non so se sia un cambiamento che mi porterò dietro, o dovrò ricominciare da capo la prossima stagione, ma poco importa, perché sicuramente mi ha dato uno sprint in più per l’ultima gara a cui tenevo moltissimo. Questo è avvenuto contemporaneamente al cambio scarpe da running, da Brooks Levitate a Brooks Levitate2. La considero una coincidenza, mi sono allenata tantissimo e in modo serio e costante, e i risultati sono merito di questa fatica, ma sta di fatto che da quando corro con le scarpe nuove non ho più rallentato.. e allora… forse ci hanno messo un po’ di magia. Che in una vita grigia, non guasta mai.
Per i miei allenamenti cittadini sto utilizzando Brooks Levitate2
Come dicevo già ad inizio stagione, in questo articolo, io corro con Brooks da sempre. Ho testato altre scarpe, ma nessuna mi dà il feeling necessario per correre tanti km. Quest’ultimo step però è stato determinante. Rispetto alle sorelle maggiori, le nuove Levitate2 sono meno strutturate e presentano una struttura posteriore “a calza”. Il bordo è talmente morbido da sembrare di tessuto, senza lasciare però la caviglia troppo libera. Le caratteristiche includono un involucro e una linguetta ultra soffice nella parte posteriore per proteggere il “tallone d’Achille” dalle irritazioni. L’intersuola invece riprende il concetto delle Levitate, ammortizza e restituisce energia grazie ad una reattività aumentata con DNA AMP.
Sono scarpe neutre, tendenzialmente per supinatori, ovvero chi mantiene una postura di corsa con il piede che appoggia verso l’esterno.
Esiste poi la versione strutturata con supporto per pronatori Guide Rails, le Bedlam.
Le scarpe sicuramente sono fondamentali per un buon allenamento e un buon comfort… ma per essere davvero superhuman non bisogna mai stancarsi di sfidare se stessi, di porsi un obbiettivo e raggiungerlo, di fare fatica, affrontare imprevisti, sbagliare, cadere e rialzarsi. In poche parole, di seguire la propria passione.