Riflessioni di un ex aspirante ballerina non competitiva (oggi insegnante di yoga).
Da piccola ero una delle tante bimbe che sgambettava in tutu rosa e scarpette con la punta, sognando Carla Fracci e Nureev, la loro leggiadria e leggerezza e il profumo di legno dei palcoscenici più prestigiosi. Al tempo a Brescia esisteva un’unica scuola di danza diretta da una severa e altera insegnante, Tina Belletti, con il phisique du role ideale: portamento eretto, mento alto, imponente chignon sempre perfetto. Accanto al pianoforte dava indicazioni in francese accompagnate da gesti precisi, senza sbavature, chassè, grand jete, plie… (http://www.balletto.it/ )
Nel mio cuore di bambina il mondo della danza conteneva tutta la grazia, l’armonia e la leggerezza possibili, un universo di farfalle e libellule che si libravano sfiorandosi amorevoli e sorridenti. Insomma un paese meraviglioso in cui amore, musica e bellezza regnavano incontrastati e io avevo il grandissimo privilegio di esserne parte!
Ma in realtà le cose non stavano esattamente così…
La nostra algida maestra si dedicava con maggior slancio alle alunne più promettenti, prodigandosi in consigli e attenzioni, mentre alle bimbette meno coordinate e aggraziate (come me) era riservato un trattamento decisamente meno attento. Ma la parte peggiore, almeno per me, erano i mormorii, gli sgambetti e i salti mortali fatti da altre bambine per essere notate dalla maestra e ottenere così un posto in prima fila oppure un assolo al saggio di fine anno.
Una delusione cocente, il mondo che avevo immaginato e nella cui illusione mi ero cullata si era infranto, lacrime a fiumi e struggimenti come forse solo a 9 anni si riescono ad esprimere.
Decisamente per una bambina il cui unico obiettivo era fare un’attività sportiva, divertendosi e in armonia, quel mondo fatto di etoile in erba non era il posto più adatto.
Le lacrime di quella bambina con le lunghe trecce nere mi hanno insegnato delle cose molto importanti che porto sempre con me:
- Se sei diverso da tutti gli altri non significa che tu sia sbagliato ma probabilmente sei solo nel posto sbagliato. Cerca quello giusto senza arrenderti perchè esiste!
- La competitività in sé non è né giusta né sbagliata, se è sana può essere un potentissimo propellente e può portare a compiere grandi imprese; se deviata o esageratamente accentuata può diventare un veleno ad azione rapida e inquinare l’ambiente in cui si propaga.
- Anche se non sei competitivo (sì esistono persone del genere e io ne sono un esempio vivente!) puoi trovare lo sport più adatto a te, o semplicemente il contesto sportivo più congeniale alle tue attitudini.
Sicuramente lo sport giusto per te esiste! Basta cercare bene e non arrendersi!
Stay hungry, stay curious.